Consulenza tecnica d'ingegneria civile ed idraulica
Viaggiatori e Artisti a Roma e dintorni nel Settecento e all'inizio dell'Ottocento
La visita alla Fontana di Trevi fa parte, oggi come ieri, di tutti i pacchetti turistici romani. Ma c'è stato un tempo in cui non era solo questa grande opera idraulica di Roma a richiamare, con la Mostra dell'Acqua Paola sul Gianicolo, l'ammirazione dei visitatori. Un loro momento di gloria lo ebbero anche le antiche opere idrauliche cittadine e, in particolare, gli antichi acquedotti. E fu il periodo compreso fra il Settecento e l'inizio dell'Ottocento. Testimonianza di questo successo si riscontra nella letteratura di viaggio, una mole pressoché sterminata di materiale, che soprattutto nel Settecento e soprattutto in relazione al viaggio in Italia, di cui Roma fu sempre una meta privilegiata, ebbe una diffusione enorme con un suo pubblico devoto, disposto a lasciarsi trasportare in quella che era allora un'emozionante avventura fra strade dissestate, locande piene di pulci, scomodità di ogni ordine e grado, specialmente a giudizio degli inglesi, e palazzi dagli androni scrostati e maleodoranti (1). A fianco di questi libri, e quasi a loro illustrazione e commento, si riscontra una produzione altrettanto vasta di opere prevalentemente su carta, disegni, stampe, tempere e acquarelli che i turisti riportavano in patria quale souvenir d'Italie. Qui anche spicca la riproduzione di acquedotti romani che, in alcuni casi, come in quello di Giovanni Battista Piranesi, assurge a livelli altissimi quanto a qualità compositiva, tecnica di realizzazione e fedeltà al modello.
Muoversi fra la messe di opere letterarie di viaggio è cosa da far tremare le vene. Con questo tipo di produzione abbiamo infatti perso completamente la familiarità: ci mancano non solo gli elementi di giudizio per scegliere un libro invece che un altro, ma anche i dati fondamentali, cioè i nomi degli autori, quelli di spicco compresi. L'unico scritto del genere e dell'epoca rimasto tuttora un long seller è il Viaggio in Italia di Goethe, un capolavoro buttato giù con lo stesso impeto con cui il suo autore decise lì per lì la sua partenza, che riesce a coinvolgere il lettore come, e forse più, di un romanzo.
Per pura fortuna, in questo delicato frangente, ci viene in soccorso Stendhal. Stendhal fu il più "romanista" dei viaggiatori romani (2). Oltre a scrivere una raccolta di racconti romani, frutto delle sue ricerche archivistiche, compose le Promenades dans Rome, libro di grande successo, come testimoniano le molte edizioni fino a oggi. E' in questo volume di forma diaristica, la cui composizione iniziò nel 1817, a onta della data 1827 falsamente apposta dall'autore, che troviamo l'indicazione dei "migliori libri" da leggere proprio per quanto attiene Roma (3). Gli autori di questi libri sono: Maximilien Misson (Remarques, 1688), Charles De Brosses (viaggio 1739-40), Joseph De Lalande (viaggio 1765-66), Charles Pinau Duclos (viaggio 1791), Joseph Forsyth (viaggio 1802-03), John Chetwode Eustache, (viaggio 1813). All'elenco di Stendhal è opportuno aggiungere i Remarks di Joseph Addison "very wiedly used and read" (viaggio 1700-01; 1° edizione 1709) (4), e, per citare oltre che un testo abbondantemente diffuso anche una donna, Miss Mary Berry, che in Italia fu per tre volte nel periodo compreso fra il 1783 e il 1823.
Lo scritto del protestante Misson, che era all'indice a Roma (5), cita gli acquedotti antichi solo di sfuggita, ricollegandoli alle opere moderne in particolare alla Acqua Felice e alla Mostra d'Acqua Paola (6).
Se di un iniziatore della nuova tendenza si può parlare, bisogna far riferimento ad Addison. Le righe che dedica agli acquedotti romani, qui tratte dal supplemento pubblicato "pour servir de supplement au voyage de M. Misson" sono esemplari di un intero e nuovo modo di pensare:
"Entre les restes de l'ancienne Rome la grandeur de la République éclate principalment dans les ouvrages qui étoient ou nécessarires ou convenables; comme, par example, les grands chemins, les aqueducts, les murailles & les ports de la ville. Au contraire, la magnificence de Rome sous les Empereurs, se voit principalment dans des ouvrages qui etoient faits plûtôt pour l'ostentation ou pour le luxe, que pour quelche utilité ou necessité: tels sont les bains, les obelisques, les colonnes, les mausolées, les arcs de triomphe: car ce qu'ils joignoient aux aqueducs, était plûtôt pur fournir leurs bains & leurs Naumachies, & pour embellir la ville par des fontaines, que pour quelque necessité effective qu'on en eût." (7).
Anche Charles De Brosses riserva parole di ammirazione agli acquedotti antichi:
"Gli acquedotti degli antichi romani, le loro cloache, le loro opere idriche sono opere prodigiose." (8)
Un riverbero di queste interpretazioni si trova nel Voyage del Lalande, dove i riferimenti agli antichi acquedotti di Roma, e più in generale all'ingegneria idraulica dei romani, sono numerosi. Parlando della fontana di Trevi ricorda che i suoi condotti dovrebbero appartenere al tempo di Agrippa. Quando scrive della Mostra dell'Acqua Paola ricorda che Paolo V fece ricostruire le parti danneggiate degli antichi acquedotti per 35 miglia. Dell'Acqua Aurelia annota che fu portata per la prima volta a Roma da Traiano (9). Un particolare interesse risveglia in lui la Cloaca Maxima:
"Les égouts ou cloaques de l'ancienne Rome, qu'on appellont aujourd'hui Chiaviche, étoient une des belles choses qu'on y eut faites pour l'utilité publique. Ce qui reste de la Cloaca maxima est surprenant; c'est une voûte forme de gros blocs de pierre joints à crud, sans chaux ni ciment, qui est ouverte près de l'arc de Janus, & dont on voit aussi l'embouchoure dans le Tibre; cette voûte est si large & si haute que la plus grande voiture y pouvoit passer aisément." (10).
Oltre cento anni prima, le cloache romane, e in particolare la Cloaca Maxima, erano state sì oggetto di interesse, ma solo in quanto "ricettacoli e sepolture" dei corpi dei martiri cristiani, San Sebastiano, Santa Felicola, Santa Concordia, Sant'Ireneo e Abbondio, nella Roma Sotterranea di Antonio Bosio (11).
Se nel Duclos non ci sono riferimenti agli acquedotti antichi è perché l'autore appare interessato soprattutto all'Italia contemporanea. A Roma registra le precipitazioni atmosferiche, "trente pouche et demi", ma anche il senso di tristezza comunicato dagli antichi monumenti e l'isolamento culturale della città, dove se in Francia o in Inghilterra si pubblica un libro valido a Roma ne arrivano al massimo quattro copie. Riferisce anche della cospicua presenza inglese, i cosiddetti "milordi": "Les Anglais sont plus accuellis à Rome qu'aucune autre nation, par le depense qu'ils y font" ma anche perché il papa spera di ottenere da loro protezione per i cattolici del Canada (12).
Con Joseph Forsyth ritorniamo a percorrere il solco già tracciato. Attraversando la Campagna romana, egli nota l'acquedotto dell'Acqua Marcia e riflette:
"Why do those aqueducts cross the campagna in courses so unnecessarily long and in direct? Several reasons have been alleged, all of which may have influenced the ancients; but their chief motive, in my opinion, was to distribuite part of their water to the Campagna itself, and to diffuse it there into smaller veins. Besides this general Circuit, the Roman bent their aqueducts into frequent angles like a screen; not so much to break the force of their currents, as to give stability to the arcades." (13).
La prima notazione dell'autore è estremamente interessante perché ipotizza come in epoca romana la campagna non fosse così desolata e malsana come appariva alla sua epoca e come schiere di viaggiatori avevano potuto notare e annotare.
Il Reverendo John Chetwode Eustache non cita acquedotti cittadini specifici ma dedica righe ammirate alla loro tecnica costruttiva riferendosi alle loro dimensioni previste per la pulizia dei condotti e alle opere di impermeabilizzazione, di cui trae notizie da Vitruvio. Delle cloache scrive:
"It appears singular to rank sewers among objects of admiration, yet no edifices are better calculated to excise it." (14)
Una lunga descrizione è dedicata all'Emissario del Lago di Albano, corredata di dotte citazioni latine, in perfetta linea con il programma dell'autore di redigere una guida "classica". Tranchant, Stendhal, proprio perciò, lo definisce ridicolo (15).
Miss Berry visitò i resti dell'Acqua Vergine il 17 marzo 1784, in compagnia di Giuseppe Bononi, un architetto, all'epoca circa quarantenne, che poi si sarebbe trasferito in Inghilterra. La visita del 1820 della Miss alle Terme di Tito e alle annesse Sette Sale, gettonatissime dai turisti per aver dischiuso il Laocoonte, testimonia che l'interesse verso le opere idrauliche dei romani, anche se qui non siamo specificamente in tema acquedottistico, aveva dato i suoi frutti ed infatti le rovine erano state ripulite:
"Alle Terme di Tito. Più vedo gli imponenti resti di queste terme, meno li capisco. Prima ci si poteva accedere solo strisciando sotto il culmine degli archi di ingresso, poi i francesi li hanno sgomberati tanto che adesso si possono visitare varie stanze, grandi e piccole, e lunghi passaggi." (16)
Spostandoci sul versante artistico, le raffigurazioni di acquedotti nel Settecento sono numerose e ancora più numerose dovevano e devono essere quelle delle quali non abbiamo notizia perché inedite, vuoi perché ritenute di relativo interesse artistico, vuoi perché conservate in raccolte private. Il fatto è che questo tipo di produzione, al pari dei disegni architettonici, per esempio, rientra in gran parte in un genere minore, il cui valore di mercato è modesto e il cui interesse è prevalentemente documentario. A questo proposito, il numero di 800 disegni, dedicati da Carlo Labruzzi alla riproduzione del tragitto della Via Appia da Roma a Capua, sulle orme di Orazio, potrebbe essere indicativo.
Pertanto le vedute in cui compaiono gli acquedotti che qui citiamo in ordine sparso non possono dare che una vaga idea di una produzione che fu ingentissima. Thomas Jones, in Italia nel 1777-1778, visitò l'Emissario del Lago di Albano, l'acquedotto di Claudio a circa due miglia sopra Tivoli, di cui scrive, per confermare quanto appena scritto, "Ho fatto molti bozzetti", e riprodusse l'Acquedotto Claudio col Foro (17). Jakob Philipp Hackert, attivo in Italia dal 1768 fino alla morte nel 1807, ritrasse lo stesso Emissario e i lacerti dell'acquedotto Claudio nella Campagna (18). Labruzzi, nella citata Via Appia, numerose opere idrauliche, cioè tutte quelle incontrate dall'artista durante il tragitto percorso in compagnia del suo mentore sir Richard Colt Hoare nel 1789 (19). L'incisore Giovanni Volpato (1740-1803) una Conserva d'acqua (20).
Su tutti costoro spicca Giovanni Battista Piranesi che agli acquedotti dedicò la vita intera. In tre capitoli della sua Della magnificenza ed architettura de' romani, testo introduttivo a una collezione di 38 incisioni pubblicate nel 1761, gli acquedotti vengono citati come esempio dell'alto livello di civiltà raggiunto dai romani, molto prima che conquistassero la Grecia, da cui pure importarono arte e cultura (21).
Piranesi si autoproclamò altresì tribuno degli acquedotti:
"Il nuovo Papa [Clemente XIV Ganganelli] riponeva la più grande fiducia nei consigli illuminati di Jenkins e di Clemente Orlandi. In materia di antichità Piranesi si unì a loro per ottenere la conservazione degli antichi acquedotti di Nerone, situati dietro la Scala Santa, vicino a S. Giovanni in Laterano, che Ganganelli aveva ordinato di demolire per impiegarne i mattoni in nuove costruzioni." (22)
Ma la sua passione, anzi, la sua ossessione, fu la riproduzione degli degli acquedotti romani di Roma e dintorni (23):
"C'erano in Abruzzo, nel Fucino, i resti dell'emissario di Claudio, e Piranesi non trovò pace finché non ebbe rilevato i disegni affrontando fatiche e pericoli enormi per fare comparazione con quello di Castlgandolfo [Emissario del Lago di Albano]" (24).
In sostanza Piranesi, seguito poi anche dal figlio Francesco, redasse con la sua opera quasi un catalogo. Li riprodusse con acribia fin nei minimi dettagli:
"Raccolse quindi con gran cura tutto ciò che nelle cloache, nei castelli di distribuzione dell'acqua, nei serbatoi e nei loro annessi e connessi potesse illuminare su quella distribuzione e sulla solidità delle costruzioni" (25).
A proposito della serie dedicata all'Emissario del Lago di Albano scrive ancora il Legrand:
"Molte sezioni di quest'opera non sono che particolari di costruzione, suddivisione di tubi e serbatoi; ma sebbene questi oggetti siano poco interessanti per le loro forme, acquistano tuttavia del fascino per il modo seducente in cui sono rappresentati" (26).
Tutta questa produzione, che va appunto dalle vedute alla riproduzione dei dettagli tecnici, era destinata al mercato dei turisti, e, in particolare, di quelli inglesi. Scrive William Patoun nel suo Advice on Travel verso il 1766: "Piranese will besiege you at Rome to buy his Works. Many of them are splendid enough, the best may be had separately." (27). Ritorniamo quindi al punto di partenza, all'elevato numero di turisti in visita a Roma, pronti a gustare non solo le opere moderne, che nel Settecento ne facevano ancora la città più importante d'Europa, ma anche le antichità e, di queste, non solo quelle "magnifiche", ma anche quelle senza particolare pregio dal punto di vista estetico, però significative sul piano civile, come erano gli acquedotti.
Alla fine di questo saggio, il momento è giunto di domandarci come mai la fama degli acquedotti declinò. La risposta è molto meno complicata di quello che ci si possa attendere: per il turismo, il gran nemico degli acquedotti fu il tempo (28). Quando Stendhal, alla fine delle sue Promenades, inserisce l'itinerario per visitare Roma in dieci giorni, che, per ironia della sorte, dedica agli Happy few, stralcia gli acquedotti, lasciando solo la Cloaca massima, a favore di rovine molto più spettacolari, come scriverebbe Addison (29). Così, nel corso del secolo, gli acquedotti scomparvero dagli itinerari dei viaggiatori (30). Sul piano figurativo invece rimasero pressoché solo quelli della Campagna in uno stuolo di dipinti, per esempio di Enrico Coleman, e pletore di fotografie incollate negli Album di souvenir romani. Certo oggi non si può chiedere ai turisti di ignorare la Fontana di Trevi per visitare invece quel che resta del piranesiano Castello dell'Acqua Giulia o le rovine del cosiddetto "Parco degli acquedotti", ma di gettarci un soldino, questo sì.
Sabina de Vito
- Si veda l'opera di carattere generale: ANDREW WILTON, ILARIA BERGAMINI, a cura di, Grand Tour. Il fascino dell'Italia nel XVIII secolo, catalogo della mostra Roma 1997, Milano, Skira, 1996.
- ALBERTO MORAVIA, , Prefazione, in STENDHAL, Passeggiate romane, Roma-Bari, Laterza, 1991, pp. V-XII.
- STENDHAL, Passeggiate..., 11 novembre 1827, cit., pp. 69-70.
- JOPHN INGAMELLS, A Dictionary of British and Irish Travellers in Italy 1701-1800, compiled from the Brinsley Ford archive, New Haven and London, Yale University Press, 1977, pp. 9-10: 10.
- CATALOGO DELLA MOSTRA ROMA 1961, I francesi a Roma: residenti e viaggiatori nella città eterna dal Rinascimento agli inizi del Romanticismo , Roma, Istituto Grafico Tiberino, 1961, n. 456, pp. 193-195.
- MAXIMILIEN MISSON, Nouveau Voyage d'Italie. Avec un Mémoire contenente des avis utiles à ceux qui voudront faire le mesme voyage. Quatrieme edition, A La Haye, chez Henry van Bulderen Marchand Libraire, dans le Pooten, a l'Enseigne de Mezeray, 1702.
- JOSEPH ADDISON, Remarques sur divers endroits d'Italie par Mr Addison pour servir de supplement au voyage de MR Misson, T. IV, A Paris chez Denis Horthemels à l'image S. Jean-Baptite, 1722, pp. 211-212.
- CHARLES DE BROSSES, Viaggio in Italia. Lettere familiari, Roma-Bari, Laterza, 1992, Lettera XXXVII, p. 368.
- JOSEPH JEROME DE LA LANDE, Voyage en Italie. Contenent l'Histoire & les Anecdotes les plus singulieres d'Italie, & sa description; les usages, le Gouvernement, le Commerce, la Littérature, les Arts...etc., A Paris, Chez la veuve Desaint, Librairie, Rue du Foin, 1786, vol. 9, t. IX, Indice: Aqueducts de Rome.
- IDEM, Ibidem, t. III, cap. XIII, p. 381.
- ANTONIO BOSIO, Roma sotterranea opera postuma di Antonio Bosio antiquario ecclesiastico singulare de' suoi tempi etc., In Roma, Appresso Guglielmo Facciotti, 1632, vol. 2, t. I, p. 6.
- CHARLES PINAU DUCLOS, Voyage en Italie ou Considerations sur l'Italie. Etc., A Paris chez Buisson, Libraire, Rue Hautéfeuille, n. 20, 1791, p. 95.
- JOSEPH FORSYT ESQ., Remarks on Antiquities, Arts and Letters during an excursion in Italy, in the years 1802-1803, Second Edition, London, John Murray, 1816, p. 133.
- JOHN CHETWODE EUSTACHE, A Tour through Italy, exhibiting a view of its scenery. Its antiquities, and its monuments particularly as they are object of Classical interest and elucidation etc., Printed for J. Mawman, 39, Ludgate -Street, 1813, cap. III, p. 77.
- ID., ibid., cap. XIX, p. 437; sul concetto di classico per Eustache, p. VI. Per la critica di Stendhal cfr. nota 3 supra.
- BIANCA RICCIO, a cura di, Mary Berry un'inglese in Italia. Diari e corrispondenza dal 1783 al 1823. Arte, personaggi e società, Roma, Bozzi, 2000, martedì 28 novembre 1820, p. 227; Acqua Vergine (Alsietina): martedì 17 marzo 1784, p. 96.
- ANNA OTTANI CAVINA, Viaggio d'artista nell'Italia del Settecento, Milano, Electa, 2003, ill. n. 43.
- CLAUDIA NORDHOFF, HANS REIMER, Jakob Philipp Hackert. Verzeichnis seiner Werke, Berlin, Akademie Verlag, 1994, voll. 2, v. 2, pp. 276-7, n. 668, ill. n. 318 (Campagna).
- ANDREW WILTON, ILARIA BERGAMINI, a cura di, cit., pp. 226-228.
- GIORGIO MARINI, Giovanni Volpato 1735-1803, Bassano, Ghedina & Tassotti, 1988, p. 103, n. 128.
- GIOVANNI BATTISTA PIRANESI, Della magnificenza ed architettura de' romani, in PIERLUIGI PANZA, a cura di, Giovanni Battista Piranesi. Scritti di Storia e teoria dell'arte, Gallarate, SugarCo, 1993, pp. 21-204: capp. XXXI-XXXIII, pp. 60-82,
- JEAN GUILLAUME LEGRAND, Notizia storica sulla vita e sulle opere di G. B. Piranesi, Parigi, 1799, in GIUSEPPE PANIMOLLE, Gli acquedotti di Roma antica nelle incisioni di Giovanni Battista Piranesi, Roma, Abete, 1984, voll. 2: vol. I, pp. 22-46: p. 38.
- Per l'elenco completo e la riproduzione cfr. GIUSEPPE PANIMOLLE, cit..
- JEAN GUILLAUME LEGRAND, ibidem, p. 39.
- IDEM, ibid., p. 39.
- ID., ibid., p. 33.
- WILLIAM PATOUN, Advice on Travel in Italy Printed with permission from the MS in the Exeter Archive at Burgley House, in INGAMELLS, cit., pp. X-LII: p. LI). Si veda anche: JOHN WILTON-ELY, Piranesi e il mondo inglese del Grand Tour, in MARIO BEVILACQUA, MARIO GORI SASSOLI, La Roma di Piranesi. La città del Settecento nella grandi vedute, catalogo della mostra Roma 2006, Roma, Artemide, 2006, pp. 67-78.
- Complesso è il motivo alla base della nascita dell'interesse per gli antichi acquedotti romani. In breve si può notare come il tema sia connesso alla propensione dell'ambiente politico e culturale settecentesco a contrapporre i solidi valori della Roma repubblicana, simboleggiata da costruzioni semplici e volte al miglioramento delle condizioni di vita, alla corruzione della Roma imperiale, rappresentata invece da costruzioni monumentali e celebrative del potere.
- STENDHAL, cit., pp. 546-550.
- Un'indagine sistematica sugli antichi acquedotti romani ancora visibili nel 1880 si può reperire nel preziosissimo volume del Lanciani: RODOLFO LANCIANI, Topografia di Roma Antica. I commentari di Frontino intorno le acque e gli acquedotti. Silloge epigrafica aquaria, Roma, Coi tipi del Salviucci, 1880
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