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7 settembre 2006 - Tecnica di Idraulica antica. Le opere di captazione, dighe, cunicoli, esautori, ieri e oggi
Il progetto "La civiltà degli acquedotti", un invito a manifestare interesse

Esprimo i miei complimenti per l'ottima iniziativa. Non da tecnico ma da storica dell'arte e tuttavia interessata, anche per tradizione familiare, a quella che si può chiamare "l'arte" acquedottistica.

Se ho chiesto di intervenire a questo convegno è perché nell'anno 2002 ho avuto modo di seguire, tramite lo studio di mio padre prof. ing. Lodovico de Vito, un progetto promosso dalla Regione Lazio che aveva l'obiettivo primario di catalogare gli acquedotti romani sparsi per l'Europa, considerandoli anche sotto l'aspetto di "veicolo di civiltà" e di occasione di dialogo fra i vari paesi da coinvolgere nel progetto che avrebbe dovuto essere presentato all'Unione Europea per un finanziamento. Fra parentesi, un progetto analogo dedicato ai porti romani era già stato finanziato. Purtroppo le note difficoltà di bilancio pubblico in cui ci dibattiamo da anni hanno affievolito l'entusiasmo con cui si era avviata l'iniziativa.

Resta comunque una valida traccia del lavoro svolto che, partito da una inventariazione del materiale bibliografico conservato presso la Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte di Roma, che valeva come campionatura, è approdato alla redazione di una lista di acquedotti romani europei, africani ed asiatici. Da questa ricerca è apparso evidente che esistono rimanenze, oltre che in luoghi ben noti con resti a dir poco spettacolari, come Pont du Gard o Segovia, anche in piccole località come Novae in Bulgaria o Aquinco in Ungheria e che, per esempio, in Francia sono conservati 22 acquedotti, 11 in Germania, 9 in Spagna. Queste cifre, lo ripetiamo, si riferiscono ai soli manufatti di cui esistono studi alla BIASA. E naturalmente questo è un catalogo che andrebbe implementato con ricerche condotte in modo specifico e mirato, ovvero con una seconda fase di ricerche da condurre una volta avviato finanziariamente il progetto.

Il progetto avrebbe dunque inizialmente previsto la catalogazione delle rimanenze effettuato anche col supporto dei paesi coinvolti nel progetto e rappresentati da società. Da questo catalogo avrebbe dovuto scaturire una serie di iniziative di valorizzazione come un sito web, convegni, mostre e, non ultimo e non di scarsa importanza, la predisposizione di itinerari turistici e di conservazione ovvero la tutela, restauro, cioè l'inserimento di questi manufatti che, fino ad ora sono una delle tante "cenerentole" nel vasto campo dei lasciti concreti dell'antichità, in quel circuito di "dare-avere" in cui rivivono gli oggetti che la civiltà e la cultura ci hanno consegnato, nonché, su un altro piano, neanche questo più trascurabile, occasione di riflessioni sulla centralità dell'acqua per la civiltà e sul suo corretto uso e consumo.

Oggi questo convegno offre l'occasione di riprendere l'idea. Non abbiamo perso infatti la speranza di potere completare il progetto. L'iniziativa resta certamente valida, interessante e non meno attuale di quando fu inizialmente elaborata. Soprattutto in un momento in cui l'elemento acqua sta sempre più assumendo un valore strategico e geopolitico in particolare in molti paesi a clima arido che si affacciano sul Mediterraneo (molti dei quali inclusi nella rete degli acquedotti romani, penso alla Libia, al Marocco, alla Tunisia, all'Algeria, in Africa e alla Giordania, Siria, Israele in Asia). Portare a termine il progetto, cercando di attivare le necessarie risorse in ambito comunitario rappresenta certo una stimolante opportunità per tutti i cultori della materia sia pubblici che privati a cui adesso mi permetto di rivolgere un appello, in particolare all'Associazione Idrotecnica. Chi fosse interessato può richiedere all'organizzazione questo foglio in cui ho lasciato i recapiti per un ampliamento della rete del progetto il cui fine ultimo è di contribuire a diffondere la conoscenza di questi manufatti, talmente caratteristici della civiltà romana da poterla quasi tutta rappresentare simbolicamente da cui il titolo dato di "La civiltà degli acquedotti.".

Grazie per la vostra attenzione.

Sabina de Vito

1956 - 2024
68 anni di ingegneria dell'acqua

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